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LA TUNISIE EN VESPA - TOUR DELLA TUNISIA IN VESPA

Vi siete mai chiesti quale sia la parte più bella di un viaggio?
La sua programmazione.
Un viaggio in moto trascina con sè una quantità di variabili di gran lunga superiore ad un viaggio in auto, treno o aereo.
I nostri amici vespisti Francesco ed Alessandro avevano da tempo l’idea di girare la Tunisia, ma solo Francesco possedeva una moto Africa Twin. Da qui saltò fuori l’idea della Vespa.
Quattro mesi di preparativi e modifiche ai mezzi per il quale EMPORIO DELLO SCOOTER ha dato il suo contributo con PNEUMATICI SCHWALBE WEATHERMAN.
Preziosi furono anche gli aiuti della rete, l’esperienza personale ed i saggi consigli dei veterani di imprese simili. Anche la preparazione degli equipaggiamenti supplementari richiese una buona dose di attenzione, in previsione delle inevitabili incognite che si potevano presentare durante il viaggio.
Finalmente, il 28 dicembre tutto è pronto per la conquista del continente Africano.

GENOVA - TUNISI
Partenza da Genova in traghetto con direzione Tunisi, la prima tappa.
Dopo aver caricato le Vespe, la traversata si presenta subito molto noiosa.
La burocrazia fa capolino: poco meno di cinque ore per ottenere un timbro sul passaporto e altrettante per ottenere un foglio da allegare alla carta di circolazione delle Vespe.
Ma la prima vera sorpresa fu quella di essere informati che l'arrivo a Tunisi sarebbe avvenuto alle h. 16.00, largamente più tardi rispetto alle previsioni e con un ritardo sul Roadbopok ancora prima di essere saliti in sella alle Vespe.
Da questo inconveniente i nostri eroi realizzano che i giorni a disposizione sono pochi e che la tappa iniziale dovrà essere percorsa più velocemente e con molta guida nelle ore notturne.
L'itinerario prevedeva oltre 1400 km e questo primo ritardo sulla tabella di marcia condizionò il Tour prima dell'effettiva partenza.

TUNISI – SFAX
Arrivo a Tunisi e velocemente si scende dalla nave; viene riscontrato il furto del termometro e dell'orologio che erano fissati al manubrio.
La polizia doganale li ferma per ben tre volte e poi, in sella e si parte!
Francesco ed Alessandro imboccano l'autostrada in direzione sud e Hammamet è attraversata senza nemmeno una sosta.
Le Vespe vanno che è un piacere e poiché la tappa odierna si svolge per tre quarti dopo il tramonto, si ha modo di apprezzare appieno l'efficacia del faro supplementare allo xeno.
Nonostante l'enorme potenza del faro, non si riesce ad individuare le numerose buche a causa della borsa anteriore che dimezza la profondità del fanale.
La prima tappa e l'unica della serata è El Jem per visitare, purtroppo solo dall'esterno data l'ora tarda, un anfiteatro romano ben conservato e molto simile a quello di Roma. Purtroppo il buio ed il percorso autostradale compiuto velocemente per recuperare tempo perso in nave rovina un po' l'atmosfera africana. Sembra quasi di essere ancora in Italia.
A mezzanotte inoltrata arrivano a Sfax dove, con non poche difficoltà vista l'ora, riescono a trovare alloggio.
Infreddoliti ma con l'entusiasmo alle stelle, i nostri due pionieri si addormentano per essere pronti l'indomani a raggiungere finalmente il deserto.

SFAX – KSAR GHILANE
Lasciata Sfax i nostri due vespisti si dirigono verso Matmata per visitare le famose case troglodite dove girarono parte della serie di Star Wars. Raggiunto il paese, vengono avvicinati da un personaggio locale che si propone come guida. Scattano qualche foto e si dirigono verso l'oasi di Ksar Ghilane, l'ultimo avamposto abitato prima del nulla, il deserto, il Sahara.
La strada per raggiungere l'oasi è spettacolare: una serie di curve attraverso ripidi costoni di roccia rossa.
A seguire, un rettilineo di 60 km lungo il quale l'unica visuale possibile è la linea dell'orizzonte.
Le rocce lasciano man mano spazio ad una sabbiolina fine come il talco che ad ogni soffio di vento forma delle lingue che attraversano la strada come dei serpenti arancioni.
Raggiunto l'ennesimo ed ultimo posto di blocco dell'esercito (l'unico dove i militari hanno fermato i nostri avventurieri solo perché incuriositi dai loro bizzarri ed inusuali veicoli), imboccano la strada per l'oasi dove dormiranno e passeranno il capodanno. Il buio impedisce di godere appieno del panorama desertico e, finito l'asfalto, eccoli in mezzo ad una specie di enorme piazzale sterrato dove si vedono solamente cani, dromedari e bambini vaganti.
Seguendo i numerosi fuoristrada e quad, imboccano una strada bianca che porta all'ingresso dell'oasi. Strada bianca che improvvisamente cambia consistenza diventando soffice sabbia che rende difficoltoso il tragitto. Riescono ad arrivare integri e vengono accolti con stupore (probabilmente non vedono molti scooter da queste parti). Parcheggiano le piccole a fianco di decine di moto e fuoristrada attrezzati per affrontare il deserto. Francesco ed Alessandro si sistemano in un tenda berbera dove la parola comfort perde qualunque significato e la parola igiene è sconosciuta.
La temperatura nel deserto di notte scendo sotto lo zero e l'umidità prodotta dall'oasi rende il freddo ancor più insopportabile.
Molti si scaldano con l'alcool (è quasi capodanno) ma i nostri vespisti decidono di rimanere sobri per la giornata seguente e trascorrono la notte vestiti, sepolti da quattro coperte polverose.
La descrizione del “succulento” cenone viene risparmiata ai nostri lettori e lasciamo spazio al racconto del mattino seguente quando decidono di seguire i fuoristrada e gli enduro verso le piste.

KSAR GHILANE – TOZEUR
Sveglia di buon mattino convinti di scaldarsi le ossa con il sole, ma la temperatura è ancora bassa. Intorno c'è silenzio: gran parte dei vicini di tenda dorme ancora. La quiete ogni tanto viene interrotta solo dall'accensione di qualche veicolo: le poche persone già in giro cercano in qualche modo di scaldarsi.
I nostri avventurieri decidono di seguire una pista che tagli il deserto per raggiungere il lago salato Chott el-Jerid per risparmiare ben 100 km ma, usciti dall'oasi, si scontrano con la dura realtà: stimo parlando del Sahara! Da subito le vespe iniziano a sbandare. La ruota anteriore a tratti affonda ma sono abbastanza veloci da non insabbiarsi del tutto.
Sono in prima fuori giri e, aiutandosi con i piedi, riescono ad andare avanti. Ad un tratto la sabbia diventa ancora più soffice: la prima a sprofondare è la marmitta, poi il motore e poi tutto il sottoscocca.
In pratica, dalla pedana in giù è tutto sommerso. Le Vespe stanno in piedi da sole e le marmitte sbuffano da sotto formando delle nuvolette. Meglio rinunciare ad avanzare prima che i volani aspirino mezzo Sahara.
La pista è tutta così: 150 km di godimento puro per gli enduro. La nostra gioia invece si ferma i primi 50 metri.
Per dissotterrare le piccole devono mettersi in due e puntarono verso l'asfalto.
Raggiunto Chott el-Jerid si lanciano verso l'orizzonte alla velocità massima che permettono i veicoli: una sensazione che Francesco ed Alessandro porteranno dentro di loro per sempre.
Il lago è ormai prosciugato da anni e la superficie ricoperta di sale perfettamente piana è l'ideale per far dimenticare la sconfitta della sabbia facendo finalmente sentire a proprio agio le vespe che tra l'altro si stanno sempre comportando in maniera egregia, neanche un guasto o un piccolo problema fino ad ora, praticamente perfette! Giungono a Tozeur.

TOZEUR – LE KEF
Dopo colazione con pane, burro e datteri, fanno il conto dei chilometri rimanenti.
Purtroppo sono in ritardo con la tabella di marcia e per la prima volta dall'inizio del viaggio sono costretti a modificare il percorso. Devono rinunciare a “Mos Espa”, le gole di Mides e la mitica pista Rommel.
Il programma infatti era troppo ottimistico e pur guidando fino a 12 ore al giorno, non riescono a rispettare il roadbook. Poco male. Iniziano a salire verso il nord per raggiungere le rovine di Sbeitla: affascinanti e maestose. Ormai si stanno anche abituando allo stile di guida del luogo.
Guidare in Tunisia non è assolutamente rilassante. Tutti attraversano la strada senza guardare e i veicoli fanno manovre imprevedibili. Bisogna mantenere una distanza di sicurezza abbondante in quanto da un momento all'altro possono succedere: frenata repentina con sosta, cambio di corsia non segnalato, inversione di marcia, perdita di carico (mattoni, fieno, datteri o capre) oppure guasto improvviso dell'auto con relativa sbandata.
Il tutto condito da un manto stradale ricco di rallentatori invisibili, buche, fango e animali vaganti di tutti i tipi.
Verso sera la vespa bianca di Francesco inizia a sbandare paurosamente; prima (e fortunatamente unica) foratura. Nulla di problematico ma il sole sta per tramontare e l'operazione diventa un po' più complessa considerando che i nostri vespisti si trovano sul ciglio della strada e poco visibili. Da questa disavventura però hanno conferma della gentilezza del popolo tunisino: molti automobilisti si fermano per chiedere se hanno bisogno di aiuto.
Arrivano a Le Kef in serata e trovano una sistemazione quasi subito in un hotel. Lenzuola usate e riscaldamento poco funzionante ma sempre meglio della tenda berbera!

LE KEF – TUNISI
Francesco ed Alessandro si svegliano all'alba e dopo una colazione abbondante indossano le cerate. Una pioggerellina fine ha deciso di disturbare la loro ultima tappa.
La scelta delle gomme SCHWALBE WEATHERMAN si rivela azzeccata: il loro comportamento sul bagnato fa dimenticare i famosi bloccaggi dei posteriori in frenata.
Raggiungono con facilità le rovine di Dougga e dopo aver convinto il custode con molta insistenza ottengono l'autorizzazione a visitare il sito a bordo delle Vespe. Percorrere le strade romane con più di 2000 anni di storia in sella alle fide compagne è un'esperienza indimenticabile. Riescono addirittura a perdersi nei viottoli tra le rovine, rapiti dal fascino dell'antico. Da lì con facilità raggiungono trionfalmente Tunisi e dopo aver scattato alcune foto nella piazza simbolo della città, si dirigono verso un hotel più confortevole dei precedenti, ove li attendeva una camera con una vista unica sulla città ormai al tramonto. Dopo giorni di privazioni si sentono decisamente meglio. Il viaggio è quasi al termine e possono concedersi una cena in un bel ristorante per festeggiare a dovere il traguardo. Rimane pure qualche energia per fare una passeggiata nelle stradine della capitale.
TUNISI – GENOVA
I due amici lasciano l'hotel in tarda mattinata e, fatto il pieno alle Vespe (ben 0,5 euro al litro!) puntano verso il porto di La Goulette dove li attende la nave per il rimpatrio.
Espletate le formalità si accodano ai fuoristrada e ai numerosi motociclisti. Subito vengono accerchiati da alcuni “colleghi” di sella: c'è chi da loro una pacca sulla spalla rivolgendo complimenti e manifestando un certo rispetto ma c'è anche chi semplicemente... da loro dei matti! La soddisfazione aumenta e si sentono ripagati dei disagi trascorsi. Man mano la voce si sparge e ufficialmente sono “quelli con le Vespe”.
Intanto però il traghetto non parte. Apprendono che è in corso uno sciopero del personale di bordo ed il tutto si tramuta in un ritardo di ben cinque ore. Alcuni tunisini si arrampicano sulle paratie di prua intonando dei cori di proteste. La situazione tende ora dopo ora ad inasprirsi fino al momento della partenza.
A bordo li riconoscono in tanti e fanno amicizia con un gruppo di motociclisti italiani molto affiatato che gentilmente li invita a cena. Si raccontano le reciproche impressioni di viaggio e inevitabilmente parlano dei progetti delle prossime imprese.
La mattina seguente conoscono altre persone che spiegano loro dettagliatamente come si affronta il deserto in fuoristrada.
Ascoltano con attenzione le ore con loro in compagnia passano veloci.
L'Africa ha il potere di accomunare persone diverse con esperienze di viaggio e mezzi differenti ma tutte con un unico obiettivo: ritornarci il prima possibile.
Il mal d'Africa ha contagiato anche Francesco ed Alessandro !!!

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